pag. 15
Dalla mia prima gioventù, dai miei dieci annidi età, io era stato condiscepolo, compagno di studi, di svaghi, e perchè vicino di abitazione, famigliare direi, in casa di Tito Speri, come lo era lui nella mia. Suo padre, già soldato napoleonico, avea coi suoi racconti fatto nascere e coltivata in noi certa tendenza, direi la poesia delle armi, congiunta ad un inesaurabile odio contro l'austriaco.
Gli esercizii di ginnastica e di scherma erano quelli da noi preferiti, e ricordo anche che eravamo giunti in possesso di un cannoncino, col quale, in un vicolo asserragliato, adiacente all'abitazione dello Speri, facevamo i nostri esperimenti di balistica!
Il '48 ci trovò al nostro posto in città, ci staccammo nella spedizione dei Trentino, non avendo egli potuto accompagnarmi, ci riunimmo sotto Mantova, ove il reggimento degli studenti, del quale facevamo parte, fu preso di mira dal cannone di Pietole, sì che ottenne il battesimo del fuoco con qualche morto e ferito.
Dopo l'armistizio di Vigevano, egli rimase in Lombardia, io passai in Svizzera e mi ridussi bentosto in Piemonte, a Torino, ove fui ammesso dal Bianchi-Giovini, ne' suoi uffici dell' Opinione .
In sui primi di marzo, sapendo che si approssimava la riapertura della guerra, e resasi ai nostri scopi insufficiente la corrispondenza epistolare, scrissi allo Speri che si recasse tosto a Torino, dove giunse il 10.