pag. 30
stesso Maraffio, che sulla sua parola di popolano bresciano, assicurò che lo avrebbe tratto incolume sui Ronchi, ed ivi consegnato prigioniero al comandante le forze insurrezionali, colà raccolte, al curato Boifava.
Tale incarico venne dal Maraffio puntualmente eseguito, ed eguale sorte ebbe poco dopo il tenente Rosa, che indossati vestiti borghesi, fu pure, quale prigioniero, consegnato al belligero curato.
Buona parte, dei popolani che avevano assistito in municipio, all'occorso al comandante Poma, non frapposero indugio, muniti dell'ordine-salvacondotto rilasciato dal Poma, a recarsi innanzi agli ospedali per impossessarsi dei fucili ivi esistenti. All'ospedale di San Luca un ufficiale polacco disse di non poter ottemperare agli ordini del comandante la piazza, perchè in opposizione a quelli del comandante il Castello; all'ospedale di Santa Eufemia, che ospitava ben 700 individui, dei quali 400 infermi e 300 convalescenti, un ufficiale croato, che doveva avere il cornando di quel luogo, dopo scambiate alcune parole scortesi, chiuse la porta, e dalle finestre fece salutare la folla con una fucilata, che colpì a morte un vecchio ed un fanciullo. Più tardi i circa 300 convalescenti ne uscirono, e sgominate o ferite le guardie cittadine, s'aprirono coll'armi la ritirata al Castello, abbandonando i 400 malati al loro destino, ossia alla pietà del popolo. Anche i