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nerale, ma che gli lasciassi il plico, che sulla sua personale responsabilità si assumeva di farlo giungere al più presto possibile nelle mani di Chzarnowsky, al quale uopo avrebbe immediatamente fatto staccare, al bisogno, un carabiniere a cavallo.

Pensai che un carabiniere a cavallo avrebbe trovato più facilmente e più sollecito di me il Generale in capo, e però, rimesso il plico al Cadorna, mi tolsi di là, in attesa di poterlo trovare più tardi anch'io, e perchè volevo accertarmi dell'eseguito recapito, e perchè stimavo opportuno informare il Chzarnowsky delle cose di Brescia, e riceverne istruzioni.

Dall'agitazione mal dissimulata del Cadorna, io potevo indurre che le cose nostre non fossero procedute nel nostro campo senza qualche disappunto; ma in tutti noi, specialmente lombardi, era tanta la convinzione che non potessero andare che bene, da non permetterci di far luogo tampoco alla più ragionevole e timorosa esitanza.

Spuntata l'alba del 22, figurandomi che lo Chzarnowsky fosse in qualche luogo sulla linea del Ticino, mossi a quella volta, dirigendomi a Vigevano. Fu su quella strada, anzi di già oltrepassata la città, verso il Ticino, che nelle ore pomeridiane incontrai un grosso stuolo di ufficiali a cavallo, stuolo che a passo ordinario batteva la via da me percorsa da Novara. Mi soffermai più contrastato


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