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centrati il mattino del 21, per ricevere convenientemente gli austriaci, appoggiati ad ottime posizioni.

La divisione lombarda senza sparare una cartuccia si ritirò sulla destra del Po, come stasse là spettatrice, accennando anzi ad indirizzarsi per la volta di Genova.

Dopo una avvisaglia di avamposti al Gravellone, gli eserciti avversari si trovarono l'un contro l'altro il 21 presso Mortara.

Radetzky, con una velocità di mosse non ordinaria negli austriaci, aveva spinto i suoi all'assalto dei nostri, e dopo asprissima lotta, il Benedek s'impossessava della città nella notte, e fu notte di vera strage in Mortara nelle sue vie e nelle sue piazze, per l'accanita resistenza dei nostri. Vittorio Emanuele, allora duca di Savoia, capitanava il centro delle nostre schiere, e si condusse con ogni bravura, mirabilmente assecondato dal generale Alessandro Lamarmora, (cui si deve la creazione del corpo, dei bersaglieri); dal capitano di stato maggiore Latour, dal maggior Bagolino e dai molti che li seguivano.

Altro combattimento onorevole per le nostre truppe si diede alla Sforzesca; ma i risultati morali che se ne potevano attendere, furono completamente neutralizzati dalla rotta di Mortara.

IN questi vari fatti d'armi ci piace il ricordare come, fra gli altri si siano portati da valorosi i


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