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nostri concittadini, il capitano Antonio Dalola, il tenente Barone Flaminio Monti, il luogotenente Francesco Tosoni ed il tenente Pietro Amadio, tutti allora giovanissimi e prestantissimi, e che ora tutti ponno vivere solo nella memoria dei pochi superstiti.

Il grosso dell'esercito nostro con Re Carlo Alberto, nella supposizione che gli Austriaci muovessero da Magenta per transitare il Ticino, si era disposto ad attendere l'oste nemica presso Trecate, ma trovato sgombro quel passaggio e le posizioni circostanti mosse esso al di qua del fiume, per le vie di Milano. Pur troppo non persistette a lungo in quella marcia su terra lombarda, che improvvisa, inattesa giunse fra quelle schiere la notizia che l'austriaco già vittorioso alle spalle dell'armata, proseguiva minacciando Torino, - e fu ordinata subito la retromarcia.

Il 23 marzo l'esercito nostro si trovava alle nove del mattino, forte di 50.000 uomini e 111 pezzi d'artiglieria, sotto Novara.

Alle ore undici e mezzo il cannone del nemico, diede il segno dell'attacco, e tosto si impegnò fiera la battaglia. Re Carlo Alberto era già al suo posto fra le file dei combattenti. Il crocevia della Bicocca, era la chiave della posizione, e gli austriaci contro di essa diressero tutti i loro sforzi. I piemontesi la difendevano col coraggio della disperazione, e Re Carlo Alberto, dall'alto del suo nero cavallo, nella sua marziale impossibilità, presenziava ed incorag-


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