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cendogli che per trattare con lui dovesse la città inviargli una deputazione di cittadini.

E tale gli venne tosto inviata nelle persone del dottore Pietro Pallavicini e di Gerolamo Rossa, accompagnati dal dottor Lowenstein, capo medico militare. Levatasi dai parlamentari la bandiera bianca, siffatta apparizione fu interpretata dagli austriaci come indizio di resa, e però fecero impeto contro i nostri, che li avevano tenuti in suggezione per tre ore. Lo Speri, perchè nei nemici non durasse l'equivoco che dava loro l'apparenza di una vittoria, aggiustato un fazzoletto bianco all'estremo della spada, con immediato pericolo di vita, si slanciò fra di essi, chiamandoli a parlamento.

Vi assentì il Nugent, e ascoltati gli inviati nell'oggetto della loro missione, ad essi burbanzosamente rispose: che voleva entrare nella città per amore o per forza, che si dovessero distruggere le barricate, deporre le armi, arrendersi a discrezione, che dava tempo quattro ore a rispondere, e che intanto avrebbe fatto sostare la mossa delle sue truppe in avanti. Essendo poi il Nugent, come ne era già corsa fama quando fu di guarnigione a Brescia d'indole non malvagia, richiamata la commissione che si avviava al ritorno, e che aveva dato al generale un risposta ambigua, cosi si espresse:

" Dite ai bresciani che io li amo come miei figli,

" dite loro che sospendano le ostilità, noi resteremo


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