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meno doveroso còmpito, quello cioè di esporre la vicenda dei casi pei quali si svolse come una crisi, politica nel corso del maraviglioso moto delle nostre dieci giornate, giacchè l'indirizzo degli ulteriori avvenimenti, dopo la giornata del 26, fu tutto assunto dal Comitato di difesa, ossia si operò il passaggio di esso dalla parte detta piemontese o monarchica, alla parte radicale o repubblicana.

Mi propongo di prestarmi ad un tale còmpito colla maggiore indipendenza e serenità di giudizio; lo esige l'equità storica, ma nel caso nostro ancora più lo impone un sentimento che deve stare sopra tutti, quello della carità di patria.

Dobbiamo premettere che la quasi totalità dei combattenti, diremmo tutta la cittadinanza presa nel suo complesso, si mantenne quasi completamente estranea a questa evoluzione nell'indirizzo politico di chi ne stava a capo.

Quali che fossero le sue convinzioni politiche del resto troppo profonde e notorie, oramai dessa stava travolta in tale un vorticoso turbinio di fatti, in tale una situazione, che un solo pensiero preoccupava la cittadinanza bresciana quello dell'esito della lotta intrapresa; - era per essa questione davvero di vincere e morire, questo sapeva, sentiva, - per essa era impegnato il suo onore, la sua fierezza, di fronte a sè stessa, di fronte all'Italia, la bandiera sotto la quale si dovesse quindi combattere sino


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