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sulla città, con offesa, tuttavia, non tanto dei difensori, quanto con danno dei caseggiati, nei quali aprirono ampie breccie e appiccarono molti incendii.
Non avendo ottenuto il supposto effetto, nè il cannoneggiare dal di fuori, nè il bombardamento, dal di dentro, cessò il frastuono dei colpi.
Il Comitato, per risparmiar sangue, aveva ordinato dal mattino che i difensori non uscissero dai ripari, ma tali ordini non valsero a trattenerli dall'inseguire il nemico che accennava a ritirarsi. Lo Speri apriva di sua mano il cancello ai suoi, che, in numero di circa 200, in breve furono addosso alla retroguardia austriaca, facendone strage, e poco mancò che non le togliessero due pezzi di cannone, il che sarebbe accaduto se fra i nostri combattenti, non fosse sorta l'idea d'impossessarsi, non solo dei cannoni, ma anche dei cavalli, tanto che gli austriaci non ebbero tempo sufficiente di porre i pezzi sugli affusti, chè dovettero trascinarli per lungo tratto di strada.
Scacciate in tal modo le truppe del Nugent, da Rebuffone, furono dai nostri inseguite oltre a S. Francesco di Paola, ove congiuntisi colle bande Boifava, riuscì loro di respingerle fino nei proprii accampamenti di S. Eufemia.
Declinando la giornata a sera, e conseguito valorosamente ogni loro intento, i cittadini combattenti