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porre in salvo il restante della compagnia. Se non che l'Usanza, gravemente ferito nel ginocchio, cadeva sollecitando i suoi perchè lo lasciassero ivi solo, e pensassero a salvarsi. Così barcollante si trasse carpone dietro un macigno, e continuò inosservato i suoi colpi, che mai non erano invano, sino all'ultima delle sue 120 cartuccie, colle quali spense un capitano, che alla testa un manipolo di croati scoperto d'onde venivano le fucilate, muoveva contro di lui. La morte del condottiero croato fu segnale ad una scarica de' suoi. Colpito un'altra volta ricadde l'Usanza, il quale trascinato pieno di ferite dagli austriaci nel borgo, fu lasciato semivivo in una stanza terrena della villa Catterina, e di là trasportato più tardi all'ospedale militare, con intenzione di riservarlo a più lunga ed acerba pena. Ma il tenente maresciallo Appel, compreso di ammirazione per tanto eroe, il primo aprile, cedendo alle supplicazioni della madre, quantunque lo dicesse brigante, appena fu trasferibile, lo fece tradurre alla sua abitazione.
Nella sera la città parve inebbriata da un senso di legittima soddisfazione; vi fu illuminazione di letizia, ed il Comitato, per festeggiare alla sua volta la gloriosa giornata, pubblicava sulla sera il seguente manifesto nel quale non fa difetto certa qual enfasi, e non è esatto l'enunziato sulle forze del nemico, ma il giorno e l'ora in cui fu scritto