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che infuriò il Leshke, comandante del forte, che fatti innalzare altri parapetti, minacciava di nuovo colle sue bombe la città.

E gli austriaci che campeggiavano al di fuori, mossero in questa giornata del 28 con diversa e più accorta strategia.

Il Nugent si studiò ad attuare il concetto di staccare i difensori dalle mura, e di avantaggiarsi dell'aperta campagna, ed all'uopo, dal borgo di S. Eufemia, mandò innanzi piccoli drappelli di croati, che circospetti e lenti si accostavano alla città e che sollecitamente si ritiravano alle prime fucilate.

I nostri, a quelle manifeste provocazioni, non si sentivano di starsene dietro i ripari, anzi, rotta ogni disciplina, tumultuavano, ed i più ardenti si ribellavano, tacciando persino il loro capo, lo Speri, di viltà, dicendolo indegno di guidarli, ove non si fosse dato al partito di inseguire il nemico.

Un tale ingiuriare immeritatissimo, destò un incendio in quell'intrepido cuore, e soffocato in lui ogni calcolo, alzata la spada : "Seguitemi!" disse, e si lanciava alla testa di quei frenetici di battaglia, non molti in principio, fuori i cancelli sui gruppi nemici, incalzandoli tumultuariamente fino alle case di S. Francesco di Paola. Nugent li lasciò fare, vedendoli dar nella rete. Egli aveva diviso le sue forze in due linee d'armati, come due ale, l'una che si stendeva verso il piano, l'altra su pei


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