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dotti ad un pugno d'armati, s'accinsero a traversarlo a punta di bajonetta, e di là, scalato un muro, fra una grandine di palle, i pochi rimasti poterono ridursi a S. Gottardo.

Intanto lo Speri, visto che tutte le forze nemiche gli erano addosso, ordinava la ritirata, ma quelli che battevano la strada maestra oppressi dal gran numero dei nemici, parte caddero morti, parte furono presi vivi, - tanto che rimase di essi poco più che il loro capo, il Biseo, - e Tito Speri, che era accorso nuovamente in loro aiuto, potè salvarsi solo con una ingegnosa ed audace trovata dall'inseguimento dei croati, col gettarsi dietro alle spalle più volte il denaro che seco portava, per le provviste dei suoi.

Io potei prender parte alla fazione dalle due dopo il mezzogiorno. - Ero munito di spada e di pistola e mi accompagnava un mio contadino, disertore austriaco, che armato di un buon fucile, sparò lungo la giornata parecchi e ben aggiustati colpi sui croati. Mi incontrai collo Speri alle prime case della borgata di S. Eufemia, mentre appena ne usciva, scampata miracolosamente la vita, - ci stringemmo con trasporto la mano.

Fu codesta del 28 marzo giornata gloriosissima per Brescia, ma ad un tempo assai cruenta. I nemici furono grandemente ammirati della fierezza dei nostri che mai si umiliarono, se caduti prigio-


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