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La naturale conseguenza di notizie così stranamente contraddicentesi ed insieme capitali nella loro importanza, doveva essere che i cittadini, ondeggiando fra la speranza e la disperazione, dovessero esaltarsi fino ad uno stato da avvicinare il delirio.
Di tale stato degli animi dava prova il nob. Giuseppe Legnazzi, che, nell'intento di provvedere la città d'armi e di cannoni, per tener testa a qualsiasi nemico, con pubblico invito eccitava i prodi a prendere d'assalto il Castello, - e tennero, incredibile a dirsi, l'invito molti delle turbe popolari armate, e già si disponevano alla vana impresa, non si saprebbe il come, quando le sopraggiunte ed incalzanti mosse degli austriaci, costrinsero quei bravi a prestare il loro braccio a più urgenti ed assennate pugne.
Il Legnazzi, pel suo fantastico disegno, aveva fatto assegnamento sulle bande dei nostri stanziati sui Ronchi, ma accadde che gli imperiali, avendo ricevuto rinforzi da Peschiera e da Verona, in sul mezzodì aprissero contro S. Francesco di Paola, ove stavano quei nostri, un fuoco assai gagliardo da un ronco soprastante, ed il loro capo, il Boifava, veduto che difettavano anche di munizioni e nella certezza di vedersi girato, ordinò ai suoi che abbandonassero il villaggio, ritirandosi sulle creste dei colli, tenendosi colà fermo in posizione, ma affatto fuor di tiro dal Castello.