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ostaggio un sacerdote che faceva parte della pietosa ambasceria, diedero il termine di un'ora acciò fosse loro inviato qualcuno che legalmente rappresentasse la città, mostrando pur di credere che volesse capitolare. Intanto, tratto profitto dal tempo, gli austriaci si spinsero insidiosamente fin sotto la porta, e cacciando avanti il prete, senza guardare se fosse o no scoccata l'ora pattuita, si diedero a più stretto ed accanito assalto; e per crescere confusione e terrore, misero in fiamme più case e ville sui Ronchi.
I nostri, davanti a tante enormezze, divamparono di furore, - e strappata la bandiera di tregua e calpestatala nel fango, gridavano di voler piuttosto seppellirsi colle donne loro e coi figli sotto le rovine della città, che comportare siffatto ludibrio.
E stando confusamente sul consigliarsi quella folla delirante, sul come pigliar vendetta dell'insulto, una grossa bomba scoppiò vicino ad essa, ed alcuno afferratone il più grosso frammento recollo in mezzo, e su di esso, come sul libro del Vangelo, tutti stesero a gara la mano, così consacrando guerrescamente il giuramento di morire anzi che cedere.
Del qual atto tanto fu la nobile fierezza e l'unanimità, che molti, come a religiosa cerimonia, s'inginocchiarono, e molti piangevano di commozione.
In quel calore levossi il grido: alla porta! alla sortita! E bisognò lasciarli fare; ed il nemico, tra