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Il Castelli lo pregava che si ritirasse, essendo in pericolo la sua vita, ma egli rispondeva: " Desidero morire co' miei fratelli bresciani. " Il Castelli cadde in quel punto ferito, ed il Filippini prese il suo posto.

Ma l'Haynau, rimpetto a sì prode contrasto, non cessò in pertinacia, chè risolse di mettere insieme quanti erano, o per ufficio, o per convalescenza, o per altro rimasti al Castello, e di formarne un battaglione, mettendogli a capo il colonnello Imeresk. Così composta quella gente in grossa schiera, la lanciava di corsa giù pel terrapieno, che le falde del castello in linea retta collega al sud colla barriera di Torrelunga, comandando che non si arrestasse sino a che non giungesse al bastione che le sta di fianco e che dominava i bresciani appoggiando le fanterie del Nugent, impegnate in continuata battaglia.

Quel battaglione fu presto sul punto assegnatogli ed i difensori vedendolo soprastare alle prime trincee e sopraffatti dai colpi, non si trovarono più nella possibilità di tener fermo alla porta, tanto più che a questi assalti dall'atto del bastione e dal di fuori, s'aggiunse anche una tempesta di mitraglia e di granate si fitta, che di subito spazzò via ogni cosa.

A tal punto del combattimento, lo Speri ordinò che i difensori si riducessero alle barricate più interne, le quali con arte costruite e congiunte fra


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