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loro, formavano una seconda linea di difesa. Ma tanto era il furore della mischia che durava da ore, e nei bresciani così fermo il proposito di resistere, che nè comandi, nè preghiere potevano indurli alla ritirata, e molti rimasero e perirono al loro posto. Fu fra questi il Cesare Guerini, giovane soave di forme e di prestantissimo ingegno, che cadde al mio fianco, colpito da una palla in un ginocchio gridando: Viva l'Italia ! Da me con altri venne raccolto e trasportato alla sua abitazione che era vicinissima, perchè presso la chiesa di S. Maria Calchera; moriva pochi giorni dopo all'ospedale civile (1).

E quel sentir meno la morte, quel farlesi come incontro, portati a ciò da un alto ideale, si riscontrò in molti dei nostri feriti, che quasi tutti giungevano alle ambulanze gridando: Gloria a Brescia ! Viva l'Italia. - Ed uno di essi, che mentre era portato

(1)

Non sussiste la versione riferita dal Correnti e da altri, sulle circostanze che seguirono la caduta di questo rimpianto giovane, dalla quale versione si deve indurre, che sarebbe caduto in mano degli austriaci, degli scannatori , se non era un giovanetto quindicenne che recatoselo sulle spalle lo trasse in sicurezza dietro le barricate, abbandonato com'era da suoi fra il grandinar delle palle, e quasi d'in sulle baionette austriache, - il che sarebbe stato per essi ben poco onorevole. Mi si conceda di riportare sul doloroso episodio le parole che stanno nel manoscritto del Tosoni: " Così Brescia conserverà memoria del nob. Cesare Guerini studente, il quale avendo trapassato il corpo da una palla nemica, mentre distinguevasi nel difendre la barricata di Torrelunga, cadde semivivo in braccio al compagno Lucio Fiorentini gridando: Viva l'Italia, - spirando poco dopo eroicamente nel nostro civico ospedale.


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