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da essi che inviassero un dei loro all'Haynau, portandogli una intimazione da nostra parte, che cessasse dal bombardare o che egli solo sarebbe stato il responsabile di qualunque eccidio de' suoi.

Lo scongiuro da me fatto in nome dell'onore di Brescia toccò quei miei concittadini, fu mirabilmente inteso; era imminente il pericolo che si ripetessero da noi le Pasque Veronesi, e dentro di me trasaliva, come alla vista di una macchia che avesse potuto offuscare il valore bresciano. Borbottai parole in tedesco a quei di dentro, fui lasciato entrare. Mi si presentarono due medici ed un cappellano, e guadagnai subito presso di essi una certa qual fiducia, perchè parlavo la lor lingua, e ciò mi valse di talismano, - quello stesso, il lettore lo rammenta, che mi servì tanto prodigiosamente in altre circostanze non meno scabre. In breve, chè non eravi luogo a molti discorsi, ci intendemmo, ed i due medici e il cappellano, firmarono una lettera diretta all'Haynau, nella quale stava l'alternativa: o che cessasse dal bombardamento, o che nessuno poteva rispondere della vita dei 400 degenti nell'ospedale. Tale lettera fu dai firmatari a me rimessa, non essendo possibile che essi facessero attraversare la città ad uno dei loro. Con quella lettera in mano io uscii dall'ospedale e ne diedi lettura in italiano ai molti che fremebondi mi stavano intorno; io dissi loro che


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