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periali poterono spingersi ben addentro nelle contrade, e fino a quella di Bruttanome, via quasi centrale, ma poi precipitandosi loro addosso da tutte le strade cittadini e valligiani, Valsabbini e Tromplini e venuti a lotta più serrata di baionette, di pistole e di pugnali, il nemico fu respinto così, da dover retrocedere fino alla porta di Torrelunga, da dove avevano presa la mossa.

Giunta la notte, l'Haynau nel timore d'insidie, ordinò alle sue truppe di sostare nelle posizioni che avevano con tanto sangue conquistate e che nelle stesse si fortificassero. Incontratomi ad ora già tarda con lo Speri, in piazzetta S. Alessandro, lo richiesi se credeva che avremmo dovuto batterci lungo la notte, - non lo credo, mi rispose, i tedeschi di notte non si battono, - e più non ci vedemmo in città. Ma nei quartieri già invasi, quantunque gli austriaci in nessuno avessero guadagnato molto terreno, in quelli cioè di Terrelunga, S. Urbano, S. Alessandro, l'incendio, il saccheggio, gli orrori di una città presa d'assalto incominciarono colle tenebre.

Senza pietà, senza freno imperversarono i croati e un branco di saccomanni incendiari, feccia dei reggimenti Ceccopieri e Sigismondo, sfondavano porte, scalavano finestre, facevano breccie nei muri, per le quali passando da una casa all'altra vi comparivano inaspettati, inseguivano, rubavano, stupravano, ammazzavano. Portavano seco bitume, acqua


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