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ragia con cui bagnavano le porte, le mobilie, la biancheria, e financo le persone perchè prendessero fuoco e ardessero come torcie.

Le tenebre che accrescevano lo spavento, le fiamme che rompevano le tenebre, le faville e le vampe di fuoco, che uscivano dalle finestre e dai tetti, le strida dei fuggenti, le grida degli inseguiti, i gemiti dei morenti, facevano di questi miseri quartieri un baratro tragicamente spaventoso. Le nubi di fumo loro soprastavano, massime dalla parte di Torrelunga, l'incendio oltre a crepitare nell'interno dell'abitato cittadino, si era sparso nelle case al di fuori e sui Ronchi, e su quelle pendici le case parevano travi di fuoco, ed il cielo là rosseggiava come una immensa cappa ardente, che fu vista sino da oltre Po.

Nè erano senza travaglio le altre parti della città, dove le faville, il fumo che portava il vento, il crollo delle case, gli scrosci, il crepitar del fuoco, il rintoccar lugubre ed incessante delle campane, non lasciavano requie agli abitanti che si dibattevano fra la disperazione ed il terrore.

Nel colmo di questa notte indimenticabile, poco dopo la mezza, il Municipio e con esso il Comitato, che n'ebbe invito intervenendo nella persona del solo Cassola, e parecchi cittadini, si radunarono a consiglio. Pendevano gli animi fra contrari pareri, benchè i più sembrassero inclinati alla resa. Ma vi si opponeva il duumviro in nome dei Comitato, pro-


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