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altre persone, incendiando poscia le case assalite. Fu visto un tal Cassamali Giuseppe, inzuppato d'acqua ragia, ardere tutto, trascinarsi carponi, torcersi, urlare negli atrocissimi spasimi, fra l'applaudire beffardo e le selvaggia risa dei croati, pazzi di gioia a tale straziante agonia.
Pure al fabbro ferraio Carlo Zima toccò egual sorte: se non che questi, mentre in preda alle fiamme si disperava, riconoscendo il suo aguzzino, ebbro di feroce vendetta, gli fu addosso d'un salto e avvinghiatosi a lui rabbiosamente, furiosamente, come tigre inferocita si avvinghia alla preda, gli comunicò il suo fuoco, il suo spasimo, la sua tragica morte.
Episodio codesto, crediamo unico nella storia delle umane e sante vendette, - poichè anche la vendetta, può avere la sua indiscutibile santità.
Gli austriaci occupato anche il quartiere di San Nazzaro, venivano man mano acquistando terreno nelle contrade principali. A porta S. Giovanni (ora Garibaldi) non v'era stato fino allora che uno scambio di fucilate con perdita inutile di munizioni. Ma intanto da quella parte il 3° corpo d'armata avanzava a gran passi sulla via di Milano e trovavasi. coll'avanguardia nella borgata di S. Giovanni, nel comune di Fiumicello Urago. Nel tempo istesso altre truppe s'inoltravano a marcia forzata dalla parte di Mantova, sommando così a ben 15.000 gli uomini che incalzavano su Brescia.