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straniera, le quali nel loro sacrario domestico, avevano elevato a religione l'amore d'Italia. Il servirla, il sacrificare ad essa ogni cosa, era per esse semplicemente un dovere, - ed il come ciò sia accaduto non è qui il luogo di dire.
Il Gabriele Camozzi, fratello al G. Battista, in oggi senatore del Regno, degno superstite e rappresentante dell'avito patriottismo, d'una casa che primeggiava in Bergamo, ed aveva rapporti di parentela coi casati più illustri e patriottici di Milano, il Gabriele Camozzi, diciamo, allora giovane e di modi assai semplici, fidente negli amici, signore in tutto, nell'amore al suo paese, all'Italia, ora operosissimo col pensiero, ma più ancora sentivasi atto a servirla coll'azione.
Già aveva fatto le sue prove nel 1848, e nel 1849 trovandosi a Torino, quando si cospirava dalla nostra commissione centrale, di cui era membro, per la imminente insurrezione lombarda, venne deliberato di far capo a lui, per organizzarla sul comasco, sul bergamasco e sul bresciano e per radunarvi una colonna mobile, la quale muovendo dalle prealpi, accorresse dove l'opera sua fosse maggiormente richiesta.
Il Camozzi nel giorno 20 marzo passava il Ticino ad Arona, alla testa di pochi volontari. Trasferivasi tosto nel comasco per intelligentarsi col marchese Raimondi e con altri, e ad un tempo dava l'incarico al