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gava sopra delle vittime che cadevano nelle mani dei loro carnefici di tutt'altro sospettose, non facendo che seguire sommessamente un ordine loro.

Le armi venivano in conseguenza di ciò abbandonate nei pozzi o nelle fontane pubbliche più vicine; per cui saviamente dispose il Municipio, col mandare in tutti i quartieri della città dei carri, nei quali dalle finestre, dalle porte, i proprietari gettavano le armi da loro possedute.

E furono queste le ultime gesta del barone Haynau, giacchè verso le ore pomeridiane di quel giorno entrava in Brescia il tenente maresciallo, barone Appel, il comandante del terzo corpo d'armata.

Chiese egli subito del Municipio. Il Sangervasio con i suoi due valorosi giovani assistenti, il Pallavicini ed il Borghetti, vi accorsero, sebbene non fosse senza loro pericolo, e modestamente, ma con ogni dignità, rappresentarono al Maresciallo, come, per l'abbandono in cui venne lasciata la. città alla sua dipartita pel campo, in brevi giorni si fosse ridotta, e come si fosse arresa sotto fede, che sarebbersi rispettati gli imbelli rassegnati e lasciate intatte le proprietà, - e però pregavano che si frenasse la licenza militare, che le porte e le vie della città si liberassero ai transiti e che anche nel punire non si procedesse più a capriccio e a furore dei soldati.

Il tenente maresciallo rispose con queste aspre


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