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capitani, un tenente colonnello ed il generale Nugent, che chiamò cavallerescamente nel suo testamento legataria la città di Brescia, vuolsi in omaggio alla sua virtù guerresca. Un cippo marmoreo nel monumentale Campo-Santo di Brescia, copre le sue ceneri, in esso stanno incise le parole: oltre il rogo non vive ira nemica.

Il danno materiale arrecato ai fabbricati dal combattimento e dagli incendi in città e sui Ronchi, sfugge ad una precisa valutazione, che però si vuole possa avvicinarsi ai 10 milioni.

Sulla città piovvero oltre a 927 bombe e 5000 palle di cannone e racchette, cui fecero eco 11.000 archibugiate, - ed i saccheggi per tre giorni accrebbero in proporzione non estimabile, i danni prodotti da tanti proiettili.

Brescia cadeva dopo 10 giorni di fieri combattimenti, sostenuti da non più di due o tre mila cittadini armati di fucile, contro una rocca che, imprendibile, dall'alto la dominava, ed un esercito regolare dei più agguerriti d'Europa, sempre più numeroso di giorno in giorno, tanto che all'ultimo erasi ingrossato fino a contare ben 20.000 uomini.

Ora, ove si rifletta che fu una lotta d'insurrezione popolare, ben diversa quindi dalle guerre che si combattono in aperta campagna fra eserciti regolari, si troverà enorme la cifra dei morti, special-


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