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E la guerra vera, con tutte le sue emozioni, non tardò a dar spettacolo di sè nei fieri e sanguinosi suoi ludi, - l'esercito piemontese con Re Carlo Alberto alla testa e co' suoi figli, si era battuto gloriosamente a Goito (8 aprile) e penetrato vincitore nel quadrilatero fino a Rivoli, cingeva d'assedio Peschiera.

A Brescia si udiva il rombo dei cannoni che battevano il forte arnese, e mentre tutto era alla guerra e però un incessante movimento di armi e di armati, - Brescia con mirabile concorso di tutta la popolazione, si trasformava ad un tempo in un grande ricovero pei fratelli nostri piemontesi, che sopra lunghi convogli di carri giornalmente vi venivano trasportati, per curarvi le loro ferite, o per esservi confortati di amorevole assistenza, sui loro giacigli di morte.

E Brescia, dai pubblici stabilimenti alla più umile delle abitazioni, si convertì in un grande ospedale, in cui le nostre donne tutte, erano fiere di esercitare il pio ufficio di suore della carità.

Le trepidazioni cotidiane pei fatti della guerra dei quali era, diremmo, spettatrice, e la vista di tante sofferenze, sopportate con ammirabile serenità di spirito da quei tanti feriti, divenuti nostri ospiti, - potevano sull'animo dei bresciani ben più delle declamazioni sulla futura Costituente, quale indispensabile, ed a guerra finita, alla possibile unione


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