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col Piemonte, e rivoltavano il loro senso morale le mordaci, invereconde insolenze dei repubblicani di Milano e d'altri luoghi, contro chi si batteva per noi sul Mincio e sull'Adige.
E qui mi sia concesso, perchè viene in acconcio, di dire, come la popolazione bresciana sia suscettiva, subitanea se vuolsi a respingere una creduta offesa, ma insieme per lunga tradizione generosa, balda ma non arrogante, deferente ai maggiorenti per intimo istinto del vivere civile, quindi nessuna rivalità di classi, ed il clero allora era tutt'uno col popolo, - popolazione socievole, e di costumi gaia come i ridenti colli che fiancheggiano la città, laboriosa in ogni arte, industre nella siderurgia e specialmente nella fabbricazione delle armi da fuoco, - fieramente onesta nel suo benessere materiale, tanto che le parole onestà ed integerrimità non ricorrono mai nel linguaggio comune, allorchè si parla di cittadini cui si affidano carichi pubblici, - e da tutto ciò quel senso equilibrato, direi pieno di quadratura, che se fa subito sua ogni nobile iniziativa, rifugge come istintivamente nella sua serietà, da quanto può trascendere o nel fantastico, o nello scorretto (1).
(1) Uno splendido esempio della dote di far subito propria ogni nobile e patriottica iniziativa, i bresciani lo diedero nel 1864. Come è noto il ministro Sella nell'ottobre di quell'anno fece sapere all'Italia, che, indipendentemente dalla situazione finanziaria, occorrevano 200 milioni per pagare le imminenti scadenze del dicembre, che le casse dello stato erano vuote, e che quindi si era in limite di fallimento. A scongiurare un tale disastro nazionale, il Sella, fra i vari provvedimenti da lui escogitati in tanta urgenza, propose quello della anticipazione della fondiaria per una intera annata. Fu un generale tolle , tolle , e tale proposta fu giudicata per inattuabile. Non è a dire che la città e provincia di Brescia, si trovassero allora in floride condizioni finanziarie, tutt'altro. Le due guerre del 1848-49, le multe di rappresaglia di cui vennero caricate dagli austriaci, le imposte gravissime, i prestiti forzosi, il coléra del 1855, la malattia dei bachi da seta, l' oidium nelle viti, lo stagnamento del commercio e delle industrie lungo il decennio, tutte queste jatture avevano ridotto allo stremo il più delle famiglie e di molto estenuata la pubblica ricchezza. Ciò nullameno, all'annunzio che l'onore nazionale correva pericolo di restare compromesso, Brescia fu la prima città in Italia, che per mezzo dei suo municipio si dichiarò pronta alla anticipazione di una annata della fondiaria, proposta dal Sella.
Il bilancio dello Stato allora, nel 1864, presentava un deficit di Oltre 300 milioni. Come ne siamo usciti, è un altro miracolo venuto in seguito a quello del nostro risorgimento a nazione. Il Cavour diceva al Sella nel 1861, che si era sentito le forze per cooperare e riuscire nel secondo, ma che se le sentiva insuffìcenti per raggiungere il primo, ossia quello del pareggio del bilancio. Nel marzo 1876 anche questo secondo prodigio era un fatto compiuto. Da quell'anno, e per opera di coloro che più avevano insistito per le spose, guardandosi dal votare le imposte, si scivolò ancora nei debiti e però nel disavanzo, e quindi fu giuocoforza accrescere di nuovo i carichi pubblici.
Non è qui il caso di fare alcuna recriminazione.
L'Italia era in gran parte discinta, e si è voluto, con fraterna sollecitudine, subito fornirla di vesti, abbigliarla, così che non sfigurasse rimpetto alle altre nazioni, - si è voluto fare in pochi anni quello e quanto questo avevano fatto in parecchi e molti; - e tutto ciò anche in un altro intento, perchè cioè l'Italia, potesse, ricevuto il necessario impulso alle sue forze produttive, rinforzarsi in breve, così da concorrere sul mercato mondiale, come un elemento di moderna civiltà, di ricchezza, e non soltanto come un interessante rudere antico, un panorama medioevale, od un museo artistico.
Eppure la meta agognata fu raggiunta. Chi fra i nostri patrioti prima del sessanta si fosse augurato che un giorno l'Italia sarebbe diventata, oltre ad essere l' alma parens frugum , anche un paese industriale, tanto da affrontare la concorrenza sui mercati esteri, sarebbe stato preso semplicemente per un sognatore.
Certo che di errori so ne sono fatti, tanto che ora si dice dai superlativi, che l'Italia si poteva far meglio, - e sia - potrebbe anche darsi che costoro ci fossero riusciti!
Si osserva che se il bilancio dello Stato da poco si regge di nuovo in qualche equilibrio, codesto è solo pel fatto che i contribuenti italiani sono quasi i più aggravati d'Europa, in confronto della ricchezza loro complessiva. Però non è l'Italia la prima nazione che abbia dovuto transitoriamente assoggettarsi a tale vicenda - l'Inghilterra, la Francia, l'Austria, la Prussia, subirono fasi finanziarie peggiori, ben più gravi, lungo le loro traversie politiche e non nel periodo della loro costituzione, circostanza questa per l'Italia assai mitigante.
In oggi non è possibile evidentemente uno sgravio d'imposte,e solo sarà attuabile un qualche rimaneggiamento, dove si manifestano meno tollerabili e meno eque.
Ma questo dev'essere avvertito, che cioè si va verificando un fatto che renderà il loro carico, col tempo, più sopportabile, atto a proporzionare meglio il loro gettito colla forza contributiva del paese -, e vogliamo dire il progresso dei lavoro, il progresso della sua produzione.
Bisogna essere per proposito ciechi o per elezione gufi di cattivo augurio, per non vedere ciò che è economicamente l'Italia del 1899, in confronto di quello che era prima del 1860, e quindi quanto profitto trasse l'Italia, per la di lei prosperità, dal suo rinnovamento politico. - Naturalmente che qui, a sostegno di tale assunto, non posso valermi di cifre.
E se qualcuno, pessimista di professione, amasse pavoneggiarsi nel dubbio, faccia, a cagion d'esempio, il paragone di ciò che erano la città e la provincia di Brescia, nel decennio 1849-59, in fatto di movimento produttivo, con quello che presentano al giorno d'oggi, e, resa la anticipata giustizia alla operosità degli abitanti, - che furono a suo tempo sì pronti ad ogni sagrificio, - ne tragga prova e conforto da buon patriota, per il conseguito meraviglioso progresso economico di tutta la nazione.