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da lui provocato e certo di non lieve importanza. Ora come accadde che, nè dal quartiere generale dell'armata, nè dal Ministero di Torino, dopo la battaglia di Novara, non sia stato spedito un messaggio, un cenno qualunque che ufficialmente facesse avvertita Brescia dei disastro irreparabile che aveva colpito le forze piemontesi, le quali erano in sì diretta e necessaria colleganza con il moto bresciano? Il Correnti richiamando questi particolari, nella disperazione di altre attenuanti, ricordando i fatti del 22 e la giornata disastrosa del 23 in Piemonte, non può trovare nello Chzarnowsky, circostanze escusanti, fuori quella che in quei giorni era incalzato da troppe cose, che, fra l'altre, gli fecero uscire di mente anche la insurrezione di Brescia, - mentre il Ministero stesso di Torino stette in agonia d'aspettazione delle novelle dei campo fino al 26. - Ed accordando anche tutto questo come effetto dello scompiglio che seguì alla sconfitta di Novara, ed ammessa anche la conseguente notorietà del disastro, talchè non potessero supporsi possibili le notizie in contrario, e molto meno quella di una clamorosa rivincita, - pure acconsentito tutto ciò, non ne esce meno inattendibile, se non censurabile, la condotta del quartiere generale e del governo di Torino, i quali non spedirono a Brescia un solo messaggio ad informarla di avvenimenti tanto decisivi nello stato delle cose.


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