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favorevoli, infernalmente ne lusingava le speranze, li eccitava a proseguire nella lotta.

La perfidia umana in certi esseri non ha confine, tuttavia appunto perchè umana, bene scrutando le azioni dell'uomo perverso, non è possibile il non scoprirvi qualche fondamento di razionalità, - la pazzia è squilibrio delle facoltà mentali, la perfidia è invece il risultato di un calcolo raffinato.

Felino era l'Haynau per natura, ma l'ambizione gli soccorreva a spingere ad ogni estremo la sua ingenita crudeltà. Brescia doveva cedere perchè egli lo voleva, - ove i bresciani fossero stati da lui edotti del disastro di Novara, avrebbero ceduto, non a lui, ma forzati da un avvenimento al quale l'Haynau era stato completamente estraneo, - e però di nulla si sarebbe avvantaggiata la sua fama di condottiero, cui la vittoria cinge d'allori ad un suo volere. Brescia doma, prostrata, esangue ai suoi piedi fra gli orrori delle stragi e degli incendii, era questo l'altare che egli nella sua frenesia augurava a se stesso, per salire sublime. - Nè errava nei suoi calcoli; pochi mesi dopo l'eccidio di Brescia veniva innalzato al comando degli eserciti austriaci contro l'Ungheria in piena ribellione, ed ivi vincitore, non potendo tuttavia moderare i suoi istinti sanguinarii, bruttatosi di ogni eccesso, dalla fustigazione delle donne alle fucilazioni in massa, persino di generali, venne a tale che, dovutosi richiamare


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