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all'adunanza l'aggiunto di delegazione Deò, sostituiva l'avvocato Saleri, la cui azione era stata da molti invocata siccome pubblicamente riverita, essendosi, com'è il capriccio popolare, a lui rivoltata quell'aura che prima, non andando in lui del pari alla riputazione di probità quella di costante fede politica, gli era spirata contraria. Per prima cosa, onde provvedere al mantenimento dell'ordine, si pensò di dar opera alla istituzione della guardia cittadina; al che pure assentiva il comandante del castello, permettendo però solamente l'uso dell'arma bianca, e profferendo a quest'uopo quattrocento sciabole circa. Ma sia per la qualità dell'arma, sia per la poca inclinazione del ceto civile a prestarsi, sia anche per la scarsezza della gioventù, attese, come dissi, molte emigrazioni in Piemonte, non fu possibile venirne a capo né allora né dappoi. Ma il tempo frattanto si andava oscurando; e mentre i padri della patria andavano pensando ai mezzi di preservarla, ben altro pensavano coloro che mulinavano a precipitarla. Un comitato segqreto esisteva in Brescia, dipendente dalla Commissione centrale di Torino; il quale di lunga mano stava già tutto preparando e disponendo per l'insurrezione. Per opera di questo comitato, e coi danari del Piemonte, durante l'inverno, per lunghe giravolte ed ardui tragitti di monti, bande di disertori s'erano fatte passare in Piemonte ad ingrossare una legione di profughi, ivi accozzata col nome di legione Lormbarda; altre bande si erano tenute nascoste nei meno accessibili ridotti della montagna, perché s'addestrassero ed indurassero alla guerra minuta a cui venivano destinati; fucili e cartocci s'erano andati apparecchiando, e zappe e leve di ferro, e quanto per tagli di ponti, per sbarrate di strade potesse abbisognare; finalmente il giorno 19 di marzo, una banda di oltre trecento fra disertori e valligiani s'era fatta capitare sui ronchi; guidati da un prete Boifava, curato di Serle, segnalato partigiano, che nei torbidi dell'anno precedente, con un altro prete, parroco di Bagolino avea rivaleggiato di zelo rivoluzionario. La giunta dei quali appena si seppe in città, quali apprensioni sinistre nei pacifici cittadini, qual fermento destasse negli animi torbolenti, può ciascuno immaginare. Il tempo, come dissi, si oscurava ed accennava tempesta.


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