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partite di molte famiglie dalla città, le quali nei giorni seguenti andarono sempre più aumentando; finché per ordine dei duumviri non fu più possibile a nessuno l'uscire. Non già che nello stesso dì 24 non fosse trapelata in città la notizia del fatto di Mortara e della prima rotta de' Piemontesi, che lettere dirette a Verona dal campo degli Austriaci, state intercettate la sera del giorno dopo, non consentissero con quella notizia , o per lo meno non la facessero sospettar vera: ma come in questi casi suole avvenire, ad altri chiuse gli occhi la passione, ad altri la bocca il timore. Frattanto i duumviri, non perdonando a fatica, pensavano a provvedersi. Si applicavano per primo a fare incette d'armi e di munizione, quante e da quante parti se ne potessero avere; ordinavano sbarrate e trincee, principalmente alle barriere della città; mandavano alla volta di Palazzolo ad affrettare l'arrivo dei fucili che si speravano dal Piemonte. Inondavano per la provincia emissari e partigiani, a far gente per la città, spacciavano ordini ai parrochi di eccitare alla sollevazione i comuni: alle spese occorrenti sopperivano le lire 130,000 che s'erano ricusate al comandante del castello, e che furono poste a loro disposizione. Ma i tentativi in provincia riuscivano appena a ritrarne qualche centinaio d'armati. Tantochè, aggiungendo il non essersi potuto istituire le guardie cittadine, e la scarsezza, di sopra notata, di gioventù, a pochi giovani de' più infervorati fra il ceto civile, e a meno di due migliaia. fra basso popolo e contadini si riducevano in tutte le forze di cui si poteva disporre. Gente per verità di sterminato coraggio, sulla quale si poteva fare notabile assegnamento, se si fosse potuto a qualche disciplina sottomettere, o sotto qualche esperto capo ordinare. Ma i duumviri, benché non mancassero militari italiani in acquiescenza, che si offerivano a tale uffizio, rifiutarono per diffidenze le costoro offerte, e se ne stettero paghi ad alcuni scelti da loro stessi, ed anche senza loro fra giovani più accaloriti ed attivi, ma benché non mancanti di naturale attitudine, privi affatto di pratiche cognizioni, operanti ciascuno di proprio capo senza armonia, subordinazione e dipendenza. Aggiungevasi a ciò il poco accordo fra i duumviri e il Municipio, il quale temendo che, non ostante l'occorso, la fede non fosse ancora del tutto