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rotta, non sapeva risolversi a giuocar l'ultima posta, e pretendere che i duumviri, come da lui dipendenti, non dovessero senza il suo beneplacito trascorrere a determinazioni che potessero maggiormente la città compromettere. Rispondevano i duumviri che se il Municipio, quanto a sé, si credeva di essere, od .anche in realtà si trovasse, nel caso di fede non rotta, lo stesso non potea dirsi della città; che la città avea gettato il dado, ch'ella avea fatto abbastanza per esser ribelle, che il comandante austriaco abbastanza avea fatto per dar a conoscere che per tale la considerava; che se aveva per allora sospeso il bombardagnento, sarebbe, tostochè ricevesse soccorso, tornato alla festa: aggiungevano che sendo il Municipio concorso alla loro. elezione, essi doveano tenere ch'egli avesse voluto in loro travasare ogni sua risponsabilità, ch'essi quindi intendevano d'assumerla, risoluti a calar visiera coll'Austria, e non d'altro timorosi che di venir meno alla città non facendo tutto il possibile per salvarla dalle mani del nemico; concludevano dichiarando che quando si avesse voluto legar loro le mani, avrebbero piuttosto rinunciato la carica , essendo la città costituita in tali termini che né la sommissione avrebbe potuto giovarle, né la resistenza maggiormente comprometterla di quello che fosse già compromessa. Fra queste differenze intromessisi alcuni mediatori si conven'ne che i duumviri avrebbero soprastato a pubblicar certi loro proclami infiammativi già in pronto, e che sarebbero restati in posto.
Avea, come addietro accennammo, il comandante del castello la notte del 23 spacciato a Mantova a dare avviso dell'accaduto, e frattanto per tutto il resto del giorno 24 e per tutto il seguente non avea fatto ostili dimostrazioni, aspettando soccorso. Quand'ecco la notte del 25 giungere avvisi che un corpo d'imperiali, sotto il comando del generale Nugent si era mosso da Mantova, e a marcia forzata camminava alla volta di Brescia. All'alba del giorno seguente questo corpo si trovava a Montechiaro, d'onde piegava a Rezzato, ove si fermava qualche tempo a riposare i soldati spossati dal cammino: dopo due ore marciavano sopra Santa Eufemia: erano circa duemila, ed avevano seco due pezzi d'artiglieria. Appena saputo una tale notizia , una compagnia de' più animosi tra disertori dei