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lorosamente ributtati. Non cessava intanto di tuonar il cannone di fuori, mentre le bombe ed i razzi piovevano nello stesso tempo dal castello. Ma non per questo, né per tornar che facessero più volte i nemici all'assalto, poterono i difensori essere smossi dal posto, durando essi, nuovi al combattere, con tanta costanza, che i più sperimentati e disciplinati veterani, ne sarebbero stati onorati. Ma l'Haynau fra sì prode contrasto non cedendo di pertinacia, messi insieme quanti erano o per ufficio, o per convalescenza, o per altro, rimasti in castello, e formatone un battaglione di un mezzo migliaio, sotto la condotta del colonnello Imeresk, li lanciò a corsa giù pel terrapieno che dalle falde del forte corre verso mezzogiorno fino alla porta; comandando che non si arrestassero fino a che non giungessero al bastione che le sta a cavaliere, dove stavano i Bresciani ed i fanti di Nugent ostinatamente combattendo. Giunsero in un momento alla meta assegnata, sicché i difensori, vedendoli sovrastare alle prime trincee, non si trovarono più in grado di difendere la porta. Pensarono. quindi a ritrarsene, e si ridussero alle sbarre più interne, le quali con arte congiunte fra loro e disposte, formavano una seconda linea di difesa. Entrarono gli imperiali saltando ed abbattendo trincee, ed appena entrati si divisero in due corpi, l'uno. de' quali corse pel terrapieno da sinistra alla porta di Sant'Alessandro, che, come dissi, era stata turata, per mettervi dentro le genti di fuori; l'altro all'assalto dei secondi ripari onde penetrare nel cuore della città. Fu l'urto così forte e violento, che superati i ripari, gli imperiali innondando per la contrada di Santa Eufemia, già trascorrevano a quella di Bruttanome. Ma fattosi loro addosso e da fronte e dalle vie di traverso nuove torme di difensori, a colpi di baionette, di pistole, di pugnali, sì dappresso li serrarono e investirono, che riuscirono a cacciarli di nuovo fino alla porta.

Mentre queste cose accadevano a Torrelunga, altre e più fiere ne succedevano in altra parte della città, dove siccome maggiore fu la pertinacia del nemico, così maggiore di sè medesima fu la bresciana prodezza. Aveva ordinato l'Haynau che il primo battaglione dei fanti di Baden, col quale egli era la notte entrato in castello, scendesse giù per la china del colle,


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