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mettesse nelle prime file per dar l'esempio ai soldati. Ma non appena sboccano, che il colonnello Milez, che marciava alla testa, trafitto nel cuore da un colpo di carabina, cadeva morto. A questa vista i Bresciani gridavano vittoria, saltarono dai ripari, dalle poste, dalle porte, serravansi corpo a corpo al nemico con baionette, con daghe, con stocchi: i beccai soprattutto colle ignude coltella, coi denti digrignanti, con occhi di fuoco, con voci e con visi d'inferno. Non reggevano i tedeschi a tal furia, ed andavano in volta, abbandonando i loro morti e feriti, fra i quali lo stesso colonnello: spogliavanlo i vincitori, e le spoglie mandavano in città per segno di trionfo: il cappello e la spada donavano a quello (era un giovane popolano) che avea fatto il colpo.

Giunta la notte, l'Haynau, non volendo avventurar le sue genti fra le insidie che potevansi incontrare in città, comandò che si arrestassero, e nei siti si fortificassero. Ma nei quartieri già invasi, di Torrelunga, Sant'Urbano, Sant'Alessandro, l'incendio, il saccheggio, gli orrori d'una città presa d'assalto incominciarono colle tenebre. Senza pietà, senza freno imperversavano i Croati, sconfiggevano porte, scalavano finestre, facevano brecce nei muri, dalle quali passando da una, casa in un'altra, comparivano inaspettati, assalivano, inseguivano, rubavano, stupravano, ammazzavano. Portavano seco bitume, acqua ragia, e non so quali altre pesti incendiarie, colle quali tingevano o spruzzavano le porte, le masserizie, le letta, le biancherie, e financo le persone perché prendessero fuoco ed ardessero come torcie. Le tenebre che accrescevan lo spavento, le fiamme che rompeano le tenebre, le faville e le vampe di fuoco che uscivano dalle finestre e dai tetti, le strida de'fuggenti le grida deglinseguiti, i gemiti de' morenti facevano di questi miseri quartieri un baratro di disperazione e di strazio. Le nubi da queste parti, e massime da quella di Torrelunga, dove l'incendio non solo fra l'interno abitato, ma fra le case di fuori e sui ronchi era sparso, pareano travi di fuoco, e il cielo rosseggiava come una fornace. Né per questo erano senza travaglio le altre parti della città, dove le faville ed il fumo che portava il vento, il crollo di case, i colpi di fuoco che udivansi interrottamente nelle contrade vicine, il tocco fre-


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