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venturarsi il 29 di ottobre a qualche gran fatto. Ma i falliti accordi sventarono l'impresa. Quattro giorni dopo (2 novembre) volevano ritentarla. Andrea Rampinelli di Botticino, Giulio ed Alessandro Bargnani, Giuseppe Marchionni. con un pugno di bravi fermavano impossessarsi audacemente delle sei batterie nello spazzo di Rebuffone oltre porta Torrelunga, non guardate allora che da pochi soldati, mentre un migliajo di montanari doveva scendere sopra Brescia.
Luigi Mazzoldi mandò tutto a vuoto. Perchè fintosi d'accordo coll'avv. Paolo Baruchelli e col dott. Maselli per accostarsi la vigilia dei morti coi valligiani di Gardone e di Sarezzo a porta Pile ed alla prossima di s. Giovanni, onde muovere a tumulto l'intera città, persuadeva il Marchionni a raccogliere un po'di denaro, che gli era dato dal nob. Gerolamo Monti, ed affidarne il più all'astuto gazzettiere, che d'un tratto sparì. Il migliaio di montanari, non era che una bubola, un tranello del Mazzoldi per escirne con una truffa [1].
Ora incominciano le fucilazioni; e il giovane Luigi Usanza, cui fuggendo cadeva una pistola, il 21 di ottobre venne passato per l'armi, come al 26 lo era il giovane sacerdote Attilio Pulesella per uno stilo rinvenutogli. Due giorni prima s'intimavano perquisizioni a domicilio, e pena la vita per chi celasse un'arma. Un frammento, un pezzo di lama, un calcio, un acciarino bastava per essere fucilati [2].
Quasi al tutto soffocate le rivolte di Vienna e di Ungheria, poteva bene l'Austriaco ripigliare coi poveri Lombardi l'antico stile. Non è quindi meraviglia se l'11 novembre si decretassero a carico dei perdonati col proclama del 1º agosto [3]