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sui rimasti nella squallida città, come il tigre, che più feroce adugna la vittima guardando biecamente a quella che gli sfugge. L'inopia della plebe, le distrette dei facoltosi emunti e succhiellati, la rigida inesoranda asperità del presente, facevano ancora più malinconico l'aprirsi del 1849.
E già dal principiare di esso, più non avendo come sopperire al grave mantenimento delle truppe, esauste le somme del prestito forzato sull'agiatezza, la provinciale Congregazione (Rosa, Fenaroli, Maggi, Passerini, Grandini, Porcelli, Zambelli) dovea ricorrere alle multe comandate [1]. Fra tanta desolazione, l'elemosina offerta dal generale Haynau di 20 lire per ognuna di cento famiglie più bisognose della città, era quasi un insulto alla pubblica miseria [2].
Perchè il 4 gennajo, col vile pretesto di non so quali magazzini serrati a chiave, serbanti da quattro mesi un cumulo di attrezzi militari, che il maresciallo dicea nascosti dalla sleale città (mentre questa gli aveva notificati), sbuffando d'ira per l'attitudine sdegnosa del popolo avversante la ritornata servitù, e per l'altero e procelloso silenzio con cui serrava dentro all'anima confitta la speranza dell'avvenire, tutti accusando e popolo e magistrati di alto tradimento, multava Brescia di più che mezzo milione [3].