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Que'poveri attrezzi rinvenuti dal Lichnowski nel vicolo del Mangano bastavano perchè di notte, con apparato di militi e di sgherri, li nostri municipali venissero in castello trascinati [1] . Non valsero preghiere di nobili matrone, non intromesse, non profferte di prestantissimi cittadini. Gli assessori Alessio Brunelli, Andrea Fè, Vincenzo Benedetti, i segretarj Ziletti e Guerini, il ragioniere Borra (l'Averoldi podestà e l'assessore Ducco sottraevansi colla fuga) provarono di che sapesse l'ira tedesca. Presto, è vero, que` sostenuti ritornavano a libertà, ma il Guarini rimase in carcere per oltre un mese.

"Intorno a quel tempo lunghe file di carri traevano sulla rocca, tutta irta di guerreschi apprestamenti, ingente quantità di provvigioni, indubbio segno di procella vicina. L'avversione dei cittadini per la superba ed impettita ufficialità straniera qui frattanto per poco non traboccava; cosichè nel Bottegone, caffè allora per essa frequentato, anima viva non si arrestava. I più liberali s'accoglievano al Frasnelli, comunicandosi loro sospetti, loro sdegni, loro speranze con una libertà maravigliosa: colà fermavasi l'accordo perchè restasse vuoto di spettatori il teatro, e le armonie del Macbeth emeraessero solitarie come il canto notturno delle streghe da quel milite evocate [2] ".

Ma la profonda opposizione legale, ma la secreta più terribile e temuta, pareva quasi dagli editii medesimi che ne tentavano la repressione, ringagliardirsi. Lo stesso

  1. PORCELLI, Lettera all'autore, 28 settembre 1865.
  2. Mem. bresciane cit.


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