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quale rinvenivano uno schioppo. Tratto alle carceri di Gargnano, il 3 febbrajo doveva essere in Brescia passato per l'armi. Due giorni appresso un centinajo di disertori arrischiatissimi e maneschi, come seppe la sventura dell'amico, giurandone la libertà, spalleggiato dai villici di Navasco, disceso fra le tenebre in Gargnano ed appostate in silenzio le vedette, fu alle carceri. - La forza pubblica - gridò l'uno di questi. Prendere il carceriere, chiedergli bruscamente il catturato, fu un punto solo: v'hanno dimande che non ammettono risposte. Il secondino, cogli occhi sbarrati dallo spavento, serbò tanto di cervello, quanto appena bastasse ad obbedire, ed a lasciare che n'escissero bellamente col libero compagno ".
"Al sorgere del mattino fu tutta la borgata in apprensione grandissima d'imminenti rigori, e l'8 febbrajo centoquattordici Boemi richiamati dal forte di Peschiera, condottivi dal capitano Freigler, incontrati, complimentati dal parroco e dalla Deputazione, entravano in Gargnano, costretto a ritenerseli a proprie spese: ma tanta in quel presidio fu la paura, che a non essere sorpreso metteva scolte perfino sui campanili [1] ".
Inutilmente il maresciallo mandatoci a governatore, intimava castighi alle borgate che non fossero delatrici d'armi e d'armati [2]; perchè nel seno delle nostre valli s'aggiravano questi, si raggruppavano a segreti convegni, si preparavano a disperato cimento, di cui venivansi concertando di là dal Ticino le arcane fila.
La diserzione cresceva l'un dì più che l'altro; e nelle vane promesse dell'Austria non vedevasi che un tranello.