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menti, a quella casa da cui partisse un ciottolo contro i suoi, minacciava lo sgombero per essere mutata in una caserma ".
" In questo mentre la vinta Ferrara, le improvvisate repubbliche di Roma, di Firenze, di Livorno, la combattente Venezia, la pericolante Ungheria, le sconcordie civili di Genova e di Torino agitavano le menti fatte quasi vertiginose [1]".
Uopo è tentare di nuovo la sorte dell'armi, sclamava intanto a Torino il presidente del Parlamento nella tornata del 10 febbrajo. L' onore lo richiede e l'alto proclamar che facemmo l'indipendenza dell'Italia, senza la quale mai non avremo vera e durevole pace. Guerra adunque allo straniero usurpatore [2]. E gli applausi prolungati e fragorosi che le franche parole risollevavano, apprendevano come un'unica speranza brillasse ancora negli animi e nelle menti - quella di non piegare abbiettamente il collo dinanzi alla tirannide forestiera, calpestante ad ogni passo i diritti della giustizia e della umanità.
Ed alle parole corrispondevano i fatti; perchè un secreto Comitato d'insurrezione, ch'avea sede in Torino nell'ufficio del periodico l' Opinione, redatto allora da Bianchi Giovini, già dal novembre del 1848 ringagliardito dagli aggiunti emigrati lombardo-veneti e da quelli di Modena e di Parma, poneva sede nel Ministero degli interni. Suo primo compito fu quello d'istituire nelle varie città lombarde altrettanti Comitati filiali preparatori della sommossa, facenti capo al centrale, che presso il Alinistero avea nome di Commissione pei lavori statistici.
In quanto a noi, Luigi Cazzago, l'uno appunto di questi emigrati, dava opera colà perchè sorgesse in Brescia un Comitato, che all'istante ebbe vita. Il d.r Bortolo Gualla n'era capo, e l'ing. Felice Laffranchi, il sac. Beretta, il can. Emilio