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disdetta fu puntiglio, ma stoltezza. Era un dire ai fedifraghi, ai traditori: pigliato pure l'agio vostro; armatevi, disponetevi, concentrate le vostre forze, perchè non succeda che noi v'abbiamo a sorprendere alla sprovveduta.
Nè i Tedeschi lo si fecero dire due volte; e fermata la posta di tutto L'esercito al Ticino, il terzo corpo d'armata stanziato in Brescia e comandato dall'Appel, con seguito fragoroso di carriangi e di batterie il 15 marzo avviavasi colà [1].
Tre solo compagnie dell'8º Reggimento, 14 cannoni e un polso di cacciatori, cioè non più di 500 fanti, rimanevano in castello, ed una mano di 70 gendarmi nella città.
Non appena uscito, agli impazienti cittadini, benchè nell'ansia dolorosa dell'avvenire, pareva come risollevato il cuore; e quasi fossero chiamati ad un convegno, traevano da sè nella piazza municipale, fiutando, quasi dissi, la imminente tempesta: era l'istinto delle masse che nelle grandi aspettazioni s'adunano irrequiete senza un disegno, ma bisognose di una voce che la incarni.
Singolare a dirsi, in que' giorni di aspettazione procellosa, ora dovunque un accogliersi di gente con quella fiera letizia di chi vede appressarsi il momento d'una grande vendetta. Che più? Sapevasi ed attendevasi trepidando un notturno assalto, che da un pugno di arrischiati veracemente si meditava contro il presidio dei castello, sventato poi da più prudente consiglio. E come suole nei forti concitamenti dei