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popoli, le più strane novelle si bucinavano: == Il duca Litta con novemila Svizzeri assoldati del proprio, lì lì per discendere sopra Milano; venirsene il Camozzi contro Bergamo, la patria sua; una massa di valligiani già presso ad irrompere onde aversi di viva forza il male guardato castello nostro. ==

Intanto gli animi maravigliosamente si rinfocavano a fatti supremi; e il Bollettino == Questo è l'ultimo che vi avrete dai vostri Emigrati, sclamava, e noi ve lo porteremo sulla punta delle nostre bojonette. Centoventimila uomini accorrono per salvare la Lombardia. Gli Austriaci vogliono festeggiare l'annirersario del 18 marzo: ma noi interverremo non aspettati a quella festa di sangue; e le tombe violate dei nostri martiri, e l'onta delle nostre donne, e le ingorde rapine, e le vergogne di dieci secoli saranno vendicate in un giorno.

Il disarmato Municipio era senza podestà: l'Averoldi, come dicemmo, n'era fuggito, e la somma delle cose municipali era già nelle mani di Giovanni Zambelli, affidatagli dal Consiglio cittadino del 3 febbrajo. Uomo ligio all'Austria, metteva innanzi, a contenerci, lo stesso dì la prospettiva dell 'imponente presidio del castello, con ordini severi di vigilanza e di repressione, compreso il bombardamento [1].

Radunati nell'aule del Comune, instavano frattanto i consiglieri perchè fosse ottenuta una guardia cittadina. Ma l'aggiunto Dehò, l'avv. Saleri, Giuseppe Quaglieni, Bortolo Federici e il dott. Gualla, chiedendo al capitano del castello qualche fucile, venivano brutalmente ricambiati della risposta la si armasse di bastoni. Indignavano i presenti; ed il popolo, mosso a tumulto da Luigi Contratti [2], costringendo a dimettersi il Zambelli, voleva capo dei Municipio l'avv. Sa-

  1. Avviso della Congregazione Munic. 15 marzo 1849, firim. Zambelli.
  2. Giovane di ardenti spiriti, e professore di fisica nel R. Liceo, era già dal 1848 per politici motivi licenziato dalla cattedra.


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