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Questo per le vie: sotto agli atrj municipali cresceva intanto la ressa, il fremito, il subbuglio. Perchè un branco di cittadini armati delle scheggie e dei frammenti dell'aquile tedesche, rotto ogni freno, risalite le scale, rovesciatosi negli uffici, con alto grido di morte chiedeva il Poma; e certamente ne l'avrebbe spacciato, se due capi-popolo, due maneschi beccai, Carlo Acerboni ed Annibale Marzani, furenti in prima d'averselo nell'ugne, saputolo in ostaggio, pregati dal Rossa e dal Sangervasio, protendendo in atto di giuramento le destre callose, non ne avessero pigliata la difesa.

Gli accolti municipali obbligavano intanto il Poma e il commissario di provianda ad ordinare per iscritto che l'armi giacenti ancora negli ospitali di s. Luca, di s. Gaetano e di s. Eufemia ci fossero consegnate. Corso il popolo a reclamarlo, obbedivano i due primi: rifiutavasi l'altro, finchè sull'ora bruna una sfilata di trecento convalescenti s'apriva coll'armi stesse, atterrate le nostre guardie, la via sino alla rocca, lasciando gl'infermi a discrezione dei sollevati.

Nell'aule municipali continuava il tumulto e lo scompiglio. L'Acerboni, costante alla promessa, frenava intanto la plebe, perchè nell'ira e nel sangue non travalicasse. Trattavasi della vita di due sciagurati a lui confidata; e pigliatosi il Poma, già ferito, e il commissario di sotto il braccio, urtando la folla e minacciando ne li trasse altrove. Un omnibus li attendeva. Conduciamoli ai Ronchi , gridò una voce: ai Ronchi, urlarono cento altre. Circondato di guardie popolane, bendata la fronte, scendeva il Poma e con esso il tremante compagno, ma lenti ed impediti, perchè la calca, non appena li iscorse, raddoppiando le grida, stringevasi compatta e turbinosa intorno a loro.

1. PORCELLI, pag. 22.


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