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Posti appena in quel carrozzone, quanta ne capiva gente armata di coltelli, di spade e di bastoni, come volle ira e dispetto, vi si caccia dentro. Alcuni, mancato lo spazio, s'attrappano alle cigne, alle molle, alle predelle, alle portiere; altri ancora, guadagnata la cima del cocchio, vi s'aggruppano con piglio feroce. Strano convoglio, che greve e contrastato dallo assieparsi di un'accozzaglia furibonda. presa la via del Granarolo per Torrelunga, movendo ai Ronchi, s'allontanò. Consegnati al Boifava, che aveva posto quartiere in s. Gottardo, non furono i prigionieri lasciati in libertà che già compiuto l'eccidio della povera Brescia [1].
Il Leshke, dopo avere come ad esperimento lanciate alcune bombe, alle quattro pomeridiane ridomandavali. Un'ora dopo replicava l'inchiesta, mentre il Saleri, a discutere sulle istanze del castellano, radunava il Consiglio.
Rimproverando il Leshke i nostri municipali di mancata risposta agli ordini suoi, di non aver saputo frenare il popolo, diffidavali con acri lettere alla restituzione dei catturati, a mandargli rappresentanti perchè fosse dato conto dell'avvenuto; e promettendo sul proprio onore che sarebbero rispettati, soggiungeva che, non obbedito, avrebbe alle nove ricominciate le ostilità. Il Saleri chiedeva tempo a pensare, a provvedere; e messa in pegno la sua per la vita dei sostenuti, replicava non essere possibile così pronta esecuzione; il Poma essere nelle mani del popolo, nè sapersi dove; ad ogni modo, assicurando il castellano del bene trattato prigioniero, Pregavalo attendesse fino alla dimane.
Ma la vicenda alterna di lettere e di messaggi, che lungamente durò, non fruttava al Saleri che una proroga sino a mezzanotte; poichè i soldati eran duri, inciprigniti, ed il popolo più duro dei soldati. Sul far della sera, di quella sera
1. BOIFAVA, Relazione cit. p. 9.