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tore, che mai trattato alcuno sarebbesi conchiuso dove prima non fosse il popolo interrogato [1] ".
Passò quel giorno fra timori e speranze, essendo gli animi tutti volti alle novelle che si aspettavano dal Ticino.
Ma colla notte burrascosa del 23, nel campo insanguinato della Bicocca i destini lombardi erano già caduti; e duro a credersi, nessuno del Ministero, da cui venivano eccitate lo rivolte lombarde, diede avviso ai resistenti ed agli illusi, che il sacrifizio della patria era compiuto [2]!
Che più? Bugiarde corrispondenze giugnevano intanto ai Comitati, che parlavano di nemici sbaragliati, di strepitose vittorie nostre: ma donde, e a quale scopo si diramassero, chi ‘l sa? Certo è che male sarebbesi avvisato chi ne avesse poste in dubbio le traditrici parole, che il popolo salutava come voci di redenzione omai secura. Gittarvi un sospetto, sarebbe stato un affrontare la non sempre contenuta ira sua.
" Al suono di quelle voci la barricate moltiplicavansi come per incanto, ma più forti agli sbocchi dei castello, ai viottoli circonvicini, alle porte di Torrelunga, di s. Giovanni, di s. Alessandro. Se non che il corpo municipale, presentendo i rischi dell'avvenire, nè volendo colla incertezza della guerra in sul Ticino, romperla affatto coll'inimico, argomentavasi di opporsi agli impeti, agli entusiasmi del Comitato ".
" A ravvivare la cittadina virtù, che in qualche istante di penosa dubbiezza pareva intiepidirsi, in sulla sera del 25 entravano lietamente da s. Giovanni grosse bande armate di valligiani che il Comitato secreto della insurrezione faceva scendere dai loro greppi ".
" Ma i soccorsi della pigra pianura fallivano, e le lettere involate alla Corriera non ci portavano coincidenti notizie,