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costretto a contenere i suoi, mostrando loro fra le macchie e le siepi luccicare il moschetto dell'appiattato nemico: ed essi, gl'irrefrenabili, mettendosi all'aperto, e montando i parapetti delle barricate, sparavano baldanzosi contro gli accovacciati, rispondendo argutamente di voler combattere alla bresciana. Gli Austriaci a quella tempesta vacillavano, s'arrestavano smemorati, paurosi ad un tempo non fosse quel pugno d'indiavolati l'antiguardo d'un esercito intero: e fu visto un Bresciano, forato il cappello dalle palle tedesche, scagliarsi allegramente contro quattro cacciatori, spacciar l'uno, fugar gli altri, e colle spoglie del primo tornarsene ai compagni dicendo loro: Mi sono bene pagato dei mio cappello.
Ma intanto le munizioni mancavano, mancavano i soccorsi; e dal Comitato di resistenza, invece di questi, venivano comandi, si ritirassero lenti e compatti molestando e rattenendo, per quanto fosse dato, il crescente nemico.
A quell'ordine rispondevano col resistere e combattere. Se non che vivo ancora quel disuguale affrontamento, Gerolamo Rossa, Pietro Pallavicini e il capo-medico militare Lowestein, legati municipali e del Comitato, sopravvenivano mandati agli inimici per conoscerne le intenzioni; e senza indettarsi collo Speri, levata bandiera bianca, l'obbligavano a sospendere la lotta. Ne profittavano i Tedeschi, non più dai nostri contenuti; e irrompendo a passo di carica, occupavano la terra, talchè i Bresciani dovettero salvarsi per le case e per gli abbaini [1]
1. PORCELLI, pag. 58. Il fatto dello Speri accadeva il giorno appresso, come innanzi dirò. Nulla di più confuso, in questi primi fatti, delle rimasteci relazioni. Sopratutte risponderebbe alla serie logica di essi la energica narrazione dei Correnti, fondata sopra 14 referati di testimoni ed attori dei fatti istessi, che raccolti da Luigi Cazzago, venivano al Correnti comunicati, le cui bozze rileggevansi dallo Speri, dal Contratti, dal Marinoni ecc. ( Lettera CAZZAGO, 16 aprile 1866).