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sangue, adempiute le parti di caldo cittadino e d'intrepido condottiero, quasi a miracolo potè sottrarsi di là. Veggendosi fieraniente inseguito, ratteneva i Croati, che già gli erano alle spalle, gettando loro da tergo il denaro che seco aveva per le spese della brinata, e ch'essi, per la solita avidità della preda, s'arrestavano a raccogliere di terra [1].
Era lo Speri (come a noi lo descrive il Marcantini [2]) "alto e tarchiato della persona, bruno di carnagione, di fattezze non belle, ma virili: gli occhi aveva nerissimi e scintillanti; forte di braccio, agilissimo delle membra e di un coraggio maraviglioso ". Non aveva che ventidue anni! e già pareva nell'audacia e nel senno consumato nell'armi e nelle austere discipline del campo. Ma di lui sarà detto, lorchè avremo a toccare di più miseri tempi.
Fra quei fatti maravigliosi di cittadina virtù, rifulsero i nomi di Gaetano Muccinelli, di Luigi Usanza (rimasto ferito e prigioniero), degli Screiter, di Davide Belati, d'Alessandro Turinelli, di Pietro Bisco, di Alessandro Turina, di Andrea Benazzoli, del Broglia, del Savi, dei Maraffio, del Maraglia [3] e d'altri, però che bene può dirsi tutti avessero combattuto da eroi. Fra gli spenti fur lamentati un Lovatini, Cesare Nullo ed il Taglianini [4]; e tra morti, feriti e prigionieri perdemmo nella pugna del 28 quasi cento combattenti: ma più che doppia fu la perdita tedesca; cinque ufficiali rimasero per oltre un giorno cadaveri insepolti, e d'altri tre si recavano a trionfo per tutta Brescia le spoglie.