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" Così mentre (qui nota il Correnti [1]) nella mal vinta Novara il poderoso esercito piemontese, come fosse spaventato dalla grandezza della sua missione, cedeva al dubbio vincitore le armi e l'onore, Brescia, da cinque giorni abbandonata a sè stessa, senza pure un cenno che la confortasse, noia sapeva ancora risolversi a temere o a dubitare ".

Nè frattanto rimaneva inerte il Comitato, e con gagliardi editti mantenendo risveglia la cittadina energia [2], a tutto il meglio che fosse dato in quel tumulto degli animi e delle menti, provvedeva. D'altra parte il Boifava, dopo aver messi in fuga, poco lungi da s. Gottardo, sessanta Titolesi, all'accrescersi dell'orde nemiche risalenti a que' boschi, ritraevasi nelle gole dei monti vicini, seco adducendo su per le creste solitarie di s. Croce, di Costalunga, di Collebeato, gli affidatigli prigionieri. Gli Austriaci d'altra parte, invasi i luoghi dal prete abbandonati (30 marzo), incendiavano L'eremitaggio di s. Gottardo e le case del Goletto e di Val Sorda [3].

" In questo mentre, portatosi al Municipio un cotale, proponendo che per lettere venisse il console francese residente in Milano pregato a perorare per noi, profferivasi consegnarle egli stesso, e di raccogliere ad un tempo securi dati sulla reale condizione degli eserciti battaglianti in sul Ticino. Stesa la credenziale, datogli un compagno, giunto a Gorgonzola, udito alcunchè della abdicazione di Carlo Alberto e del con-

  1. CORRENTI, op. cit. pag. 37. - Dopo quel giorno, decretava il Comitato, che a moderare l'ardore sfrenato di alcuni che anelavano di abbattere l'inimico, nessuno potesse intraprendere qualsiasi impresa fuori di città, senza l'approvazione dei Comitato stesso.
  2. Editti dei Comitato (28 marzo) per le barricate, pei fucili, per gli austriaci disertori, ecc. Generoso era pur quello del Sangervasio (27 marzo), che decretava i danni del bombardamento a carico della patria.
  3. BOIFAVA, Mem. Cit. p. 11.


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