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Tre forze cittadine infortunatamente divise, contendevansi allora le nostre volontà per dirigerle a tre scopi, non dirò opposti, ma divaganti que' sublimi entusiasmi, quando appunto era duopo di concentrarli ad un unico intento ==

Il Municipio, desideroso di libere istituzioni e d'itala indipendenza, ma ottenuta a forza di transazioni e di legalità.

Il Comitato insurrezionale, tutto devoto all'esercito ed al Governo piemontese, da entrambi suscitato, e da entrambi ne' più terribili istanti messo in non cale, era meno oscillante del Municipio, ma girsene voleva di pieno accordo con lui.

Il Comitato della pubblica difesa, di più franche aspirazioni, fermo in ciò ch'era duopo vincere o morire, profittava degli altri due per uno scopo che non era in tutto nè dell'uno nè dell'altro : liberare cioè la patria nostra dallo straniero, non per aggiungerla al Piemonte, ma per renderla a quello stato d'indipendenza civile, nella quale soltanto avrebbe potuto porre un libero voto nell'urna da cui doveva uscire quello di tutto il popolo italiano.

In mezzo a tanta scissura, chi non dirà prodigiosa la resistenza bresciana?

Nè parlo a caso. Il 26 di marzo venivaci una lettera firmata dal Camozzi, coperta del suo suggello, recante la vittoria dei Bergamaschi sul presidio della rocca. Spedito a Bergamo Il Borghetti, ritrovava quella città sotto un forte bombardamento. Fattone col Camozzi le meraviglie, dettogli di quel suo foglio, negava il prode bergamasco d'averlo scritto, e s'accorgeva essergli stato tolto il suo suggello.

" L'avv. Antonio Dossi, rappresentante alla Consulta lombarda la provincia bresciana, poco appresso alla dinunzia dell'armistizio scriveva = Non si precipitassero le cose, si attendessero gli avvenimenti, per togliere alla città inenarrabili sciagure . E quell'egregio, durante la guerra, ben quattro lettere


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