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ebbe scritte per la sua Brescia, mandandole per espresso, ed avvertendo la nostra perdita omai fatta irreparabile: e mentre si agonizzava nella incertezza e nella disperazione di securi avvisi, il solo cui venivano dirizzati, spettatore di sventura che con un detto avrebbe stornata dai nostri capi, ammutiva [1]".
Del resto (qui m'aggiunge l'avv. Baruchelli [2]) prima an cora che il Nugent e il maresciallo Haynau stringessero la città, si conosceva in Municipio la falsità del bollettino Chranowski ed il ritorno degli Austriaci sopra Milano: ma il popolo non voleva credere. Veramente la gazzetta milanese del 26 (austriaca gazzetta) aveva quel bollettino totalmente smentito: ma chi avrebbe creduto ad un periodico nemico? Debito nostro era quello di non fidarci che dei nostri generali. Ed essi tacevano!
Ma ritornando al conflitto, mentre così nei campi suburbani si combatteva, il Leshke, fremente d'ira, dal suo nido della rocca appuntava i cannoni sull'interno quartiere di s. Eufemia, dove si raccoglievano i combattenti per le sortite. Quivi il Correnti riporta il fatto del 27, quando essendosi dal Leshke volti alcuni mortai sull'ospitale civile, talchè parecchie bombe cadevano sovr'esso, il Comitato mandò al medico militare significandogli, come fu detto, che ad ogni projettile, dieci languenti colà raccolti sarebbersi a rappresaglia sacrificati. Narra ancora, che veduta il popolo una bianca bandiera parlamentare avviarsi al Nugent, perchè fossero rispettati i sacri asili, temendola mandata per trattare la resa, non sofferì la uscisse dalle mura, finchè lo Speri