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casa di Ottavio Caldera, sul tenere d'Ospedaletto di Mella, in cui troppo fidente riposavasi l'antiguardo del Camozzi; e quanti potè sorprendere ammazzava come pecore da macello. Per ben tre giorni gl'insepolti cadaveri attiristarono il luogo reso infame dal tradimento di un rinnegato. Sopraggiunto il Camozzi [1], obbligava l'inimico a raccorsi dentro le mura della città: ma udite allo spuntare dell'alba le certe nuove della perduta Brescia, inseguito dagli imperiali, dirigevasi ad Iseo. Poco lungi da quella terra, a sè raccolti in solitario luogo i miseri compagni, tutto omai sendo perduto fuorchè l'onore, il tre d'aprile, con dolci promesse di più lieti giorni e di battaglie future più avventurate, fra le lagrime di que' forti che avevano con lui divisi gli stenti e le speranze, congedò la colonna. E fu in quel giorno ed in quel luogo che sventolò per l'ultima volta sulla terra lombarda la tricolore bandiera [2].
In quanto al Boifava, veduta la ritirata del Camozzi, risalito con piccola scorta sulla cima dei Campiani sovrastanti ad Urago di Mella, e di là scorto colle lenti il campo della Fiera gremito di fanti e di cavalli nemici che procedevano ordinati a porta s. Giovanni, recatosi al monte della Stella ove i suoi l'attendevano, dati loro tre giorni di paga, disciolse anch'esso lo stremato corpo, e s'avviò per la Svizzera [3].