pag. 209
traccie della lotta immane lungamente durata fra la rabbia vandalica dei vincitori e la infelice disperata virtù dei soccombenti; qua e colà mutilati cadaveri degli uni e degli altri, in cui le impronte dell'ultimo sdegno facevano contrasto coll'inerte abbandono della morte. In mezzo a tanta sventura l'ardore dell'odio nostro nei saldi animi covava profondo, inestinguibile, com'arma dell'avvenire.
Come l'Appel maresciallo ebbe assunto il comando della città, il Sangervasio gli fu dinanzi cogli altri municipali, e ricordando con modesto accento il patto del perdono agli inermi, agli impotenti, ai rassegnati, pregava si rattenesse la licenza dei soldati, si riaprissero i commerci nelle vie, né la pena cadesse a caso ed a furore di militi. Narra il Correnti, rispondesse quel barbaro [1] : Non essere tempo di misurati consigli, ma di rigida giustizia : i municipali, non a parlar di patti e a muovere querele, ma pensassero invece a dargli in mano i capi-popolo, e a denunciarglieli; a far subito sparire ogni traccia delle infami barricate; a riaprir le botteghe, a rassettare il selciato. Conceder loro per questo un termine di sei ore, e facoltà di usare coi renitenti la forza e le pene: badassero però che anch'essi colla forza e colle pene sarebbero statui astretti a compiere l'ufficio loro [2].