pag. 210
Poco appresso, avuto sentore il Sangervasio che gl'imperiali volevano adugnario, lasciava il Municipio, rimasto nelle mani dei due colleghi, i quali con bandi e con preghiere persuadevano i cittadini a riaprire i loro fondaci, i loro negozi, mettendo agli ingressi pagate sentinelle perchè tenessero in rispetto l'orde non sazie ancora di bottino e di sangue.
Alla strage di quelle infauste giornate succedeva la sistematica ed ordinata. Due commissari di polizia, cui dal popolo era stata conceduta la vita, sbucati dal carcere, furono tosto braccheggiando in cerca dei più caldi liberali, che presi, venivano cacciati nei bastioni e nelle casematte di cittadella onde cadessero nelle fosso che la circondano, infranto il petto dal piombo, nemico. Forse menglio di un centinajo ne vedemmo in que' fossati, lasciativi a terrore insepolti più dì.
Tre giorni dopo, lo sgominato Municipio non tacque al maresciallo lo spavento della città per le arbitrarie fucilazioni. Rispondeva egli, non temessero: que' fucilati essersi colti coll' armi alla mano; altri sessanta trovarsene in castello, ma tutti o di lieve colpa sospetti od innocenti; non potersi reprimere nei primi istanti della vittoria l'ira dei soldato, promettendo (e gli parve clemenza) che nessuno più sarebbe passato per l'armi senza processo. Tanto gli animi, qui nota il Correnti, s'erano imbestiati, che il tornare all'enormezza della legge marziale dovesse parere misericordia [1].
" Riavuti appena dallo sbalordimento, mal securi tuttavia dall'aggressione del Croato, traggono i cittadini tra stupefatti e tristi a' luoghi dove più crudele fu l'ira tedesca o più disperata la nostra virtù. Per quanto è vasto il Mercato di Torrelunga non erano che scheletri di case abbrunite dall'incendio, e dentro agli sfondati ripiani, travi, sassi, ceneri, macerie, e fra queste il derelitto che vi cercava i resti