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Campana e Giuseppe Borghetti [1], fu quivi accolta coll'apatia di chi non vi scorgeva che la forzata necessità, molto più che il superbo nemico non assentì risultasse quel perdono come patto della pace conchiusa col trattato del 6, ratificata il 17 agosto, mediatrici la Francia e l'Inghilterra.

Vero è che Luigi Mazzoldi, espulso da Torino, lasciata in Isvizzera la maschera del mazziniano, tornato in Brescia, offertosi allo Schwarzemberg, ed ottenuto il permesso di metter fuori, sotto il titolo di Sferza , un periodico a lui devoto (1850), nelle male auspicate pagine cantava osanna all'imperiale clemenza: ma sprezzato era il periodico e il redattore, che per meglio tradirli persuadeva i liberali non altramente aver finto di darsi all'Impero che per ingannarlo; ed essi credevano, e dall'arti di quell'astuto venivano accalappiati [2]. Ma di questo più innanzi. Intanto, a dispetto della vigile Polizia venute a gran diligenza dalla prossima Elvezia, nascosamente si leggevano e meditavano le calde pagine del Mazzini, del Cattaneo, del De-Boni, del Bianchi Giovini e di quanti mantenevano ne'loro scritti la fede e la speranza che tutto ancora non fosse terminato: e gli arresti, le condanne, le perquisizioni, come suole nei grandi affetti, che più contrariati più divampano, non facevano che raddoppiare nelle indomite menti il desiderio di que' vietati volumi, che avidamente ricerchi, passavano di straforo dall'una all'altra mano, e come elettrica scintilla tenevano ridesta la cittadina virtù. Così tramontava quel fatale ma gloriosissìmo quarantanove. a cui le lotte portentose di Brescia, di Venezia e dell'eterna città diedero nome non perituro.

Frattanto l'inopia dei cittadini, la rigida asperità del presente, le incertezze dell'avvenire facevano più malinco-

  1. MENABREA, Histoire des Nègociacions etc. Turin. 1849, p. 197.
  2. G. PROSDOCIMO, Biografia di Luigi Mazzoldi, p. 25 e seg.


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